TUVIXEDDU E LE ALTRE AREE DI TUTELA
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Tuvixeddu, chiesti danni per 60 milioni
In corso la costruzione
di due palazzi, bloccato
il resto. Forse annullato
l’appalto per il
tunnel di Tuvumannu.
Finanziamenti persi, pezzi di
strade che finiscono contro un
muro, richieste di risarcimenti
danni per circa 60 milioni di euro
da parte delle imprese, autorizzazioni
paesaggistiche scadute,
inchieste penali e giudizi amministrativi
in corso.
Gli effetti collaterali del blocco
dell’Accordo di programma del
2000 che aveva dato il via libera
ai progetti su Tuvixeddu e Tuvumannu
si manifestano in tutta la
loro violenza all’indomani del no
del Tar al ricorso degli Amici della
Terra che chiedevano l’annullamento
del nulla osta paesaggistico
rilasciato nel ’99 che aveva
autorizzato il via ai lavori per la
realizzazione di 23 ettari parco e
di 60 tra palazzi, ville e servizi in
un’area di 48 ettari. Il lungo contenzioso,
peraltro ancora in corso
su alcuni aspetti, ha lasciato
sui colli macerie difficilissime da
rimuovere. E niente, probabilmente,
sarà come prima.
Sono tre i fronti aperti, che
coinvolgono i firmatari dell’Accordo
di programma (Coimpresa,
Comune, Regione, Elistrutture,
Anna Maria Mulas, sorelle
Sotgiu) e le imprese che stavano
realizzando i lavori (Nuova iniziative
Coimpresa, Eco Sabina,
Gecopre): uno riguarda le costruzioni
private, un altro la strada
che collega via Cadello e via
San Paolo, un altro ancora il parco
urbano e archeologico.
LE COSTRUZIONI. Da qualche
settimana Nuova Iniziative
Coimpresa ha ripreso la costruzione
di due palazzine che si affacciano
su via Is Maglias sulla
base di concessioni edilizie già
ottenute. Si tratta dei primi di
una serie di interventi che prevedono
l’edificazione, in un’area di
6 ettari, di 8 palazzi di cinque
piani e 30 ville mono o bifamiliari,
palestre, piscina, centro benessere,
asilo, negozi, uffici e altri
servizi. Più altri venti edifici, il
grosso della parte edilizia, sul
colle di Tuvumannu. Al momento
il Comune non è in grado di rilasciare
altre concessioni perché
sono ancora pendenti due ricorsi
al Tar della Direzione regionale
per i beni culturali e paesaggistici
che chiede l’annullamento
degli ultimi due nulla osta rilasciati
a Coimpresa dalla divisione
edilizia privata del Comune.
L’orientamento dei giudici sarebbe
favorevole al Comune, «ma fino
a quando non si conclude la
causa non rilasceremo alcunché
», spiega Paolo Zoccheddu,
capo dell’area Pianificazione del
territorio dell’amministrazione
comunale. Nel frattempo Coimpresa
prepara a un giudizio civile
per chiedere alla Regione un
mega-risarcimento danni. «I legali
stanno quantificando, si parla
di decine di milioni», anticipa
Giuseppe Cualbu, amministratore
delegato della società. Nel
2007 si era parlato - e nessuno
aveva smentito - di due milioni
di euro al mese. Significherebbe,
ad oggi, una cinquantina di milioni.
IL PARCO. I lavori per realizzare
il parco di 23 ettari (un appalto
da 4 milioni di euro) sono iniziati
nel 2004 e si sarebbero dovuti
concludere a fine 2006. Al
momento del blocco dei lavori
era stato realizzato il 65% delle
opere. I problemi che si frappongono
alla riapertura del cantiere
(l’appalto è stato assegnato alla
Eco Sabina) sono tre. Il primo è
un’inchiesta penale della procura
che ha indagato lo stesso Zoccheddu,
in qualità di responsabile
del procedimento, e Giancarlo
Manis, funzionario tecnico dell’ufficio,
per abuso edilizio. Secondo
i magistrati l’autorizzazione
paesaggistica rilasciata dalla
Regione nel 2001 è scaduta nel
2006, dunque non si potevano
realizzare le fioriere (che peraltro
sarebbero più grandi di quelle
previste) all’interno del parco.
A giudizio del Comune, che cita
una norma del 2003, la scadenza
quinquennale non sussiste nel
momento in cui i lavori vengono
avviati. Per uscire dall’impasse e
completare il parco, pur ritenendo
di aver ragione, il Municipio
ha chiesto a Viale Trento il rinnovo
dell’autorizzazione. Nel frattempo
la Eco Sabina ha notificato
al Comune una richiesta di risarcimento
di un milione di euro
per il blocco dei lavori più una
cifra da quantificare per l’aumento
dei costi di manodopera e
materie prime.
LA STRADA. Il problema più
complicato riguarda la strada.
All’interno del Progetto di riqualificazione
urbana ed ambientale
dei colli di Sant’Avendrace era
previsto uno stanziamento di
42,5 milioni per il “passante Cadello-
San Paolo”, pezzo fondamentale
dell’Accordo di programma
e arteria strategica nel
Piano urbano della mobilità per
snellire il traffico della città. Il
primo tratto - Cadello Is Maglias
- è stato appaltato alla Gecopre
per 7,7 milioni. L’impresa ha avviato
i lavori ed ha sventrato il
colle di Tuvumannu realizzando
un tunnel che corre a sette metri
di profondità. «Abbiamo realizzato
il 35% dei lavori, che sono
fermi da due anni», certifica
Alessandro Turno, manager della
società. Ma l’amministrazione
Soru nel 2005 ha detto no al terzo
tratto (via Falzarego-via San
Paolo), poi gli effetti del Ppr hanno
reso impossibile realizzare il
secondo, quello che da via Cadello
doveva arrivare in via Falzarego
passando attraverso il canyon
di Tuvixeddu. E così Cagliari
si trova ad avere una strada
che finisce su un muro di roccia,
inutile senza gli altri due. Tanto
che il Comune pensa di annullare
l’appalto.Accadrà se la Regione
non rispolvererà il vecchio
progetto e lo finanzierà. Nel frattempo
Gecopre ha chiesto sei
milioni di euro di danni. E il Comune,
a sua volta, dovrà rivalersi
sulla Regione.
FABIO MANCA
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